FRONTE ACUSTICO...elettronica per tutti

primo post sui televisori,avanti che c'è posto!

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view post Posted on 30/11/2012, 10:18
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docelektro (non mi trovate anche su facebook)

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In questo racconto si immaginano le cose “di casa” pensare ,vivere una vita parallela alla nostra. Ciò è irreale ma chi ci dice che quando noi dormiamo gli oggetti si animano di vita propria. Del resto quando eravamo bambini,spesso ci sentivamo osservati,o magari volevamo dormire con la luce accesa o con la schiena al muro. E’ reale? E’ irreale? E chi lo sa? Se non ci credete,bene continuate a non farlo . Ci credete ? Bene,lasciamo che nella semioscurità tutti gli oggetti di casa si animino e mentre noi dormiamo parlino tra di loro. E rispettiamoli! Del resto li abbiamo pagati e loro sono al nostro servizio,mettendocela tutta. E se al mattino li troveremo leggermente spostati,bè non preoccupiamoci… troppo

IL MIVARONE

Questo racconto è dedicato a un televisore,ma uno in particolare. Ognuno di noi ci potrà vedere in un televisore di qualunque marca e tipo una macchina per vedere la tv,invece no,a volte anche un televisore può pensare.
Nato per essere semplice e fornire prestazioni nella media,lo potete trovare sonnecchiare sul tavolino della cucina con il ripiano in vetro,con una piantina sopra e un centrino di pizzo.
Il mivarone è il classico grosso televisore della nonna. Schermo grande,semplicità estrema nei comandi,volume,luminosità contrasto e colore.
Il mivarone lo riconosci subito,sul davanti un interruttore di accensione e una tastiera .Un solo altoparlante bello grande che fa capolino dalla griglia davanti.
Quando lo accendi il tempo sembra tornare indietro. Un sonoro scatto dell’interruttore fa sembrare fantascienza tutto quello sai sui comandi a sfioramento,e ti sembra di accendere un macchinario industriale.
La corrente si fa strada all’interno,generando crepitii e scricchiolii che preannunciano l’arrivo dell’immagine,che arriva sbiadita poco a poco e acquista colore e lucentezza quando il catodo raggiunge la temperatura del legno quando brucia nella stufa.
Il mivarone è la più nota espressione del tubo catodico,lo vedi anche da lontano e da tutte le angolazioni possibili,non conosce microprocessori e non ha complessi circuiti,solo una camionata di transistor e qualche circuito integrato primitivo .
Il mivarone è grosso e sgraziato,non è una fuoriserie,lo puoi paragonare a una qualunque automobile di una volta con lo stretto necessario per viaggiare e un grosso bagagliaio che non riempirai quasi mai.
Il suono è chiaro e pulito,ma non completo. Ti fa sentire solo quello che serve sentire. Super bassi e super acuti escono appena dall’unico altoparlante ovale montato sul legno e non sulla plastica e sta a te vederci dietro un qualcosa di più. Non hai il problema di fare regolazioni,hai solo il comando del volume,che è quello che ti serve per sentire quello che devi guardare.
Il mivarone non ha il telecomando e nemmeno il televideo,quei tanti tasti colorati fatti apposta per fare incarognire chiunque con le dita ha solo usato zappe o chiavi inglesi qua non ci sono e il numero del canale appare su una cifra rossa fuori dallo schermo,da 1 a 8 ,non ti disturba la visuale,e sai sempre cosa stai ricevendo.
Quando lo giri vedi che non ti puoi sbagliare a collegarlo,due prese sono già occupate dal cavo d’antenna un tempo bianco e ora giallo,e dal filo d’alimentazione che è marrone o grigio,un potenziometro per centrare l’immagine e una targhetta.
Se tiri troppo la presa dal muro si toglie e ti fa bestemmiare ma è lo scotto da pagare per aver disturbato il mivarone.

Il mivarone di cui parleremo stasera è esistito veramente,è nato nel 1977 in una fabbrica di Milano in mezzo a tanti suoi simili,tutti uguali.
E’ rimasto in bella vista su uno scaffale di un negozio di elettrodomestici finché una signora anziana con l’elegante marito è venuta a comperarlo.
Mercandarono un po’ il prezzo e poi lo caricarono sull’automobile .I coniugi anziani del quarto piano erano tra i primi ad avere la televisione a colori,un 26 pollici nuovo di zecca.
Filippo,il vecchio televisore in bianco e nero a valvole era stato messo in sgabuzzino e di notte quando tutti dormivano parlava con il nuovo arrivato.
Mentre Tonina,la (watt) radio a transistor a pile che abitava sul piano più basso del tavolino ascoltava e ogni tanto si univa alla discussione.
Si parlava di tutto,dell’uomo sulla luna,delle borse ,dei mercati,delle automobili e di tutto cosa accadeva di giorno nell’appartamento.
Amici,parenti e conoscenti che passavano a trovare la coppia di coniugi.
Chi per piacere,chi per vedere come era fatta la televisione a colori.
I giorni passarono tutti uguali,i mesi,gli anni. Ogni tanto qualche visita dei nipoti,qualche vicino con cui parlare del più o del meno.
E dopo tanti anni vissuti insieme il marito si addormentò del tutto e un mattino lo trovarono freddo nel letto.
La moglie rimasta sola decise di fare pulizia nello sgabuzzino,Filippo venne regalato ad un ex collega di fabbrica del defunto,che si portò via anche dei vecchi pantaloni,qualche rubinetto ossidato e una bottiglia di quello buono.
Era destinato a una casa sul monte Cimone,di quelle vecchie in pietra con la stufa a legna. Una seconda casa.
E continuarono a passare anni,mesi e giorni dentro a quelle pareti ingrigite,mesi scanditi dai rintocchi dell’orologio a pendola,caricato tutte le sere dalle vecchie mani della signora. Rumori di stoviglie,radio,acqua dai rubinetti,televisione,ramazza,anche il sibilo del fornello,tutti rumori di una vita spesa oramai ad aspettare la fine.
E venne anche quella. La signora si addormentò per l’ultima volta all’ospedale dove era stata ricoverata per una brutta influenza che non voleva passare,forse a causa delle passate 90 primavere,forse perché anche quelle pesavano sul suo vecchio e stanco motore.
Non era ancora completamente fredda quando la nipote venne con un amica,entrambe assetate di soldi e di ori.
Cominciarono a rovistare nell’appartamento,rovesciando i cassetti e rompendo soprammobili ancora puliti con tanta cura. Ogni cosa che sembrava di valore veniva intascata,il resto rotto.
Una di loro voleva un po’ di musica e accese Tonina alzando il volume al massimo,ma dall’altoparlante uscivano solo suoni aciduli,non era fatta per una simile fatica! Le batterie che possedeva potevano ancora fare un onorato servizio per qualche polka e un tango a basso volume ma nulla di più! Allora ella la sollevò e la spaccò per terra facendola volare in pezzi gridando “che cesso”.
Mivarone osservava,del resto era spento e non poteva fare nulla,era solo un televisore,ma la rabbia in lui cresceva.
Pure la piantina che aveva sopra di lui era inorridita e voleva fare qualcosa,ma era solo una pianta.
L’altra disse “ la vecchia aveva anche la tele,accendiamola” e così fecero,il mivarone si trovò alimentato,acceso su un programma di musica a tutto volume.
Nel frattempo l’opera di demolizione continuava,ricordi venivano fatti a pezzi,calpestati se non di valore o intascati. Volavano nell’aria ricette di cucina scritte a mano,scatole di biscotti,posate e tovaglioli.
A quel punto una di loro prese dalla credenza il ritratto del marito e lo spaccò in terra gridando “dove hai nascosto i soldi vecchio di merda”.
Il mivarone a quel punto non ci vide più e studiò un piano per porre fine e per sempre a quello scempio,se non altro per rispetto di chi gli aveva voluto bene per tanti anni. Del resto sapeva che lui comunque era condannato a finire in qualche discarica era vecchio,mono e senza telecomando. Pensava a Tonina,sparsa sul pavimento e aiutato da qualche goccia di umidità della piantina comiciò a funzionare male,cominciò a scaldarsi e a gracchiare dal grosso altoparlante,e più che passavano i secondi più si scaldava. L’immagini si deformavano e dalla sua scheda elettronica cominciò a uscire fumo e poi una fiammella.
La nipote arrivò indispettita strillando urla acide,gli tirò una botta sul fianco,poi un'altra.
La piantina gli disse “fallo ora”.
E l’ultima immagine che il mivarone fece vedere fu luminosa,intensa come non mai e fece implodere il tubo catodico. Concentrò tutta l’energia in un grosso boato e in una pioggia di vetri spessi e taglienti come rasoi.
Uno di questi colpì quell’arpia sul collo e la trasformò in una fontana di sangue,nel frattempo le tende,i pizzi e la piantina oramai seccatosi presero fuoco.
Il canto del fuoco si accompagnava al rantolo della nipote che già tirava gli ultimi sul pavimento,poi la credenza,i quadri e le altre tende si unirono alla calda danza infernale.
L’amica cercava di scappare ma trovò aperta solo la finestra del bagno,perché le chiavi di casa erano in tasca della sua migliore amica e finì sulla macchina del vicino,undici metri più in basso.
Vennero poi i pompieri a spegnere l’incendio.
Trovarono anche i resti di un televisore,sulla mascherina metallica annerita dal fumo e deformata dal calore si abbozzava un sorriso,l’ultimo sorriso del mivarone.
Filippo apprese la notizia dal telegiornale della sera,nella sua nuova casa di pietre ed assi al monte Cimone,si guardò intorno,oramai viveva solo due mesi a luglio ed agosto e una settimana a Natale. Guardò la sua compagna,una radio a valvole di nome Teresa. Ci fu un minuto di silenzio,tutto buio. Il padrone di casa accese una candela,poi la luce tornò! E lui si riaccese,di nuovo,pronto a una altra giornata di vita.

Anche il mivarone ha trovato la pace oramai,i suoi resti sono alla discarica,oramai la sua scheda è a pezzi ed è mezza bruciata,la corrente non passerà più all’interno e non la riscalderà più. Gli elettroni non scorreranno più nelle vene di rame,ma almeno avrà vendicato chi gli ha voluto bene per tanti anni,tenendolo pulito e condividendo con lui qualche parola buona.
Ricordiamoci che anche gli elettrodomestici ci osservano!

 
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view post Posted on 26/6/2022, 06:58

compatto da casa

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Storie di vita vissuta caro doc, ogni tanto fa piacere rievocarle
 
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